Negli ultimi tempi, parlando con chi cerca casa, mi sto accorgendo di quanto sia cresciuta l’attenzione verso un tema spesso trascurato: il comfort acustico. Sempre più persone pongono domande precise su rumori, affacci, isolamento tra appartamenti. È evidente che oggi il silenzio è diventato un valore concreto, un fattore determinante nella scelta della casa giusta.
In questo contesto si inserisce la certificazione acustica degli edifici. Ma quando è obbligatoria? A cosa serve davvero? E quanto influisce sul valore di un immobile?
Cos’è la certificazione acustica e cosa misura
La certificazione acustica è uno strumento tecnico redatto da tecnici abilitati (ingegneri, periti o architetti con competenze in acustica) che misura quanto un immobile sia capace di proteggere dai rumori indesiderati. È stata introdotta dal DPCM 5 dicembre 1997, che stabilisce i requisiti minimi per garantire il comfort abitativo.
Nel dettaglio, la certificazione valuta:
- Isolamento dai rumori aerei interni ed esterni (tra appartamenti e verso la strada);
- Isolamento dai rumori da calpestio;
- Rumori da impianti tecnologici a funzionamento continuo o discontinuo (come scarichi, condizionatori, ascensori);
- Tempo di riverberazione, cioè il tempo che il suono impiega a smorzarsi in un ambiente.
Al termine delle misurazioni, all’edificio viene assegnata una classe acustica, da 1 (eccellente isolamento) a 4 (prestazioni minime). Questo sistema permette di confrontare facilmente il livello di comfort acustico tra immobili diversi.
Quando è obbligatoria la certificazione acustica?
In Italia, l’obbligo di certificazione acustica varia in base alla tipologia di intervento e alla data di costruzione dell’edificio:
- Obbligatoria per le nuove costruzioni realizzate dal 31 dicembre 2011;
- Obbligatoria per ristrutturazioni importanti, che modificano la destinazione d’uso o le caratteristiche acustiche di un immobile;
- Necessaria negli appalti pubblici, secondo i Criteri Ambientali Minimi (CAM) fissati dal Decreto Ministeriale del 23 giugno 2022;
- Non obbligatoria in caso di vendita o affitto di immobili costruiti prima del 2011, salvo modifiche strutturali rilevanti.
Ma attenzione! Anche quando non è obbligatoria, la certificazione acustica rappresenta un valore aggiunto. Può aumentare la competitività dell’immobile sul mercato, ridurre i tempi di vendita e – dettaglio non trascurabile – prevenire eventuali contenziosi con acquirenti o inquilini in caso di problematiche legate ai rumori.
In un mercato come quello milanese, dove spesso si vive a stretto contatto con altre unità abitative e si lavora in smart working, un appartamento certificato acusticamente può fare davvero la differenza.
Come si ottiene la certificazione acustica e quanto costa
Per ottenere una certificazione acustica, è necessario rivolgersi a un tecnico competente in acustica. Il processo prevede:
- Progetto acustico (in fase di costruzione o ristrutturazione);
- Rilievi fonometrici in opera con appositi strumenti;
- Relazione tecnica finale con assegnazione della classe acustica.
A Milano, è possibile rivolgersi a professionisti iscritti all’ANIT (Associazione Nazionale Tecnici Acustici) o a società di consulenza specializzate.
Abitare bene significa anche abitare in silenzio
Il rumore è considerato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno dei principali fattori ambientali di rischio per la salute. Dormire bene, concentrarsi, rilassarsi: tutto questo passa anche dalla qualità acustica della casa.
Per questo motivo, la certificazione acustica non è una semplice formalità, ma uno strumento concreto per tutelare chi compra, valorizzare chi vende e costruire un modo di abitare più sano e consapevole.
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